Saturday, 12 February 2011

Have some meditaton with us, discover the holy wine!





Have some meditaton with us,

discover the most important italian holy wine!

The Occhio di Pernice by the historical maison Avignonesi!

Would you find a reason why to erase stress for a day? Come with us and visit the Avignonesi wineyard. This is the perfec time to descover and see how do they prepare the real Italian holy wine, called Vin Santo, and even more, The Occhio di Pernice, a real Grand cru, the real Italian top one, made with San Giovese grapes.

Drinking a glass of this wine for us means to forgot all our problems!

By the 1st of December and the 31st of March we can visit the cellar where the grapes mature in a room between 10° and 15° degrees and with a special humidity. Have a look on the pictures and be inspired! His yeast is more than 200 years old!

Each year they can make only 1.800 bottles (0,365 lt) of Occhio di pernice and 2.200 of the white classical version of Vin Santo.

This is the technical info for you, by Avignonesi:

Vin Santo di Montepulciano DOC
"Occhio di Pernice"

- Grapes: Prugnolo Gentile.
- Ageing: in caratelli (13 gallon barrels) for 10 years.
- Refinement in bottles: 6 months.
- Alcohol content: 15% vol.
- Serving temperature: 16°C.
- Bottle: 0.375 lt.
- Packaging: 3 bottles wooden case.

Characteristics: amber in colour, its bouquet is very intense persistent and complex, reminiscent of dried fruits, spices and vanilla; its taste is fullbodied, persistent and thoroughly unique.

Occhio di Pernice is a great sweet wine and it should be sipped on its own, in small quantities but in large, wide glasses.

Vintage: 1996

Area of production: Montepulciano (SI)

Location: Le Capezzine, Argiano – Az. Agr. I Poggetti

Altitude and orientation: 300 m. slm South, South-West

Soil type: Clay, and limestone rock

Age of vineyard: 10-20 years

Training system: Cordon-trained

Plant density per hectare: 3.000

Grape varieties: Prugnolo Gentile

Alcohol: 15%

VINIFICATION

Harvesting period: 15th - 30th September, 1996

Harvest method: Hand-picked from the best positioned vineyards

Vinification: the grapes are left to dry for 6 months and then

pressed. The most is clarified in static sedimentation for 1 month

and then fermented in small barrels (caratelli) with the mother.

Ageing: 10 years in 50 liters caratelli

No. of bottles produced: 1.277


TASTING NOTES

Characteristics: amber in colour, its bouquet is very intense

persistent and complex, reminiscent of dried fruits, spices and

vanilla; its taste is full-bodied, persistent and absolutely unique

WINE SPECTATOR

1995 “97/100” 1988 “96/100”

1989-’90 “95/100”

1991 “93/100”

The origin of the name (By Wikipedia)

While the style of making wine from dried grapes has been around almost as long as wine has been made, there are many theories on how the particular name Vin Santo or "holy wine" came to be associated with this style of wine in Italy. The most likely origin was the wine's historic use in religious Mass, where sweet wine was often preferred.[2] One of the earliest references to a "vinsanto" wine come from the Renaissance era sales logs of Florentine wine merchants who widely marketed the strong, sweet wine in Rome and elsewhere. Eventually the term "vinsanto" became almost an umbrella name for this style of wine produced elsewhere in Italy. When the Greek island of Santorini came under rule of the Ottoman Empire, the ruling Turks encouraged the island's wine production of a sweet dessert wine made from dried grapes. Over the next few centuries, this wine became known as Vin Santo and was widely exported to Russia where it became a principle wine in the celebration of Mass for the Russian Orthodox Church.[3]

Other, likely apocryphal, stories on the name's origin attributes its naming to the work of a 14th century friar from the province of Siena who would use the leftover wine from Mass to cure the sick. The miraculous healing became associated with the santo or "holy" wine and the name Vin Santo was allegedly born.[4][5] Another 14th century story involving John Bessarion, a patriarch of the Greek Eastern Orthodox Church. According to legend at the Ecumenical Council of Florence of 1349 a local Florentine wine called Vin Pretto (pure wine) was served. After trying the wine, Bessarion is said to have liked the wine and remarked that it was like Xanthos, alluding to the famous straw wine of Thrace, (though some sources said he described the wine as Xantho or "yellow"). The Florentine locals thought they heard the patriarch describe the wine as Santo and they accordingly started promoting the wine as a "holy wine". Another theory for the name association often touted is the tradition of starting fermentation around All Saint's Day and bottling the wine during Easter week.

In Italiano:

Vin Santo Occhio di Pernice Avignonesi, venite con noi a scoprire tutti i suoi segreti presso l’azienda le Capezzine di Avignonesi!


Non si può dire che il Vin Santo Avignonesi sia una cosa a parte, perché ogni Vin Santo è una cosa a parte. Si può invece dire che ogni vinsantaia ha il suo Vin Santo. E si può dire perfino che ogni caratello ha il suo Vin Santo. Diversi il colore, il quadro aromatico, la densità, la struttura, la tonalità di dolce, il nerbo acido. Ed ognuno di loro a suo modo, ma in maniera inconfondibile, ha il sapore della Toscana.

Il Vin Santo non è un mezzo per fare fatturato e soldi. Se sarà prodotto per questo scopo, quel Vin Santo non sarà mai grande. La qualità si trova in una dimensione diversa. Non importa quanto tempo occorra, quanta energia occorra, quanto denaro occorra. Quello che conta è la qualità, e basta. Più è difficile da raggiungere, più grande è la soddisfazione e, di regola, più grande è il risultato.

Ecco dunque le regole con cui viene prodotto il Vin Santo Avignonesi.

Non si possono produrre grandi vini, se non si parte da grandi uve. Produrre poco per ceppo e poco per ettaro, in vigneti ben realizzati, ben esposti, ben areati e ben coltivati, è regola sacrosanta. Vale per tutti i vini e soprattutto per il Vin Santo.

Gli aromi varietali non sono riscontrabili nel Vin Santo finito. E' quindi difficile fare una classificazione delle varietà più adatte. In generale si può dire che devono essere privilegiate varietà che producano uve idonee all'appassimento, quindi ben mature, con buccia resistente e con grappoli spargoli. Per l'Occhio di Pernice si utilizzano uve di Prugnolo Gentile al 100%. La nostra esperienza ci insegna che, anche in un vigneto ben coltivato, la percentuale dei grappoli adatti alla produzione del Vin Santo raramente supera il venti per cento.

Dopo la raccolta i grappoli vengono portati nell'appassitoio per essere distesi in unico strato e non troppo fitti sopra cannicci disposti su vari piani e sorretti da castelli di legno. L'appassimento dura sei mesi, durante i quali l'uva non viene mai toccata per nessun motivo. Unica variante alle tecniche antiche, sicuramente migliorativa, è al momento della pressatura, con l'utilizzo di presse pneumatiche, che sono andate a sostituire i vecchi torchi a vite. La quantità di mosto che si ottiene non supera mai il quindici per cento dell'uva fresca e contiene una percentuale di zucchero altissima (dal 55 al 60 per cento).

Dopo circa due mesi, al termine della naturale decantazione, il mosto viene messo nei caratelli, piccole botti generalmente di rovere di circa 50 litri. I caratelli non sono a perdere, come le barrique. Durano finché non evidenziano difetti di profumo e finché sono in grado di tenere. Questi vengono riempiti solo per nove decimi del loro volume, con due litri di madre e quarantatre di mosto.

La madre è una specie di sedimento scuro e denso che si trova, ben diviso dal Vin Santo, sul fondo dei caratelli, e che contiene famiglie di fermenti specializzate a vivere e a moltiplicarsi in un mezzo così ricco di zucchero.

I caratelli vanno chiusi subito dopo il riempimento. Poi non si tocca più, per dieci anni. Dieci anni di pazienza assolutamente necessaria.

In fine arriva il giorno della loro apertura. Di solito nel mese di maggio, a fine luna calante, quando il mosto nuovo si è sufficientemente pulito. Un gran giorno che ci ripaga dell'attesa.

Vin Santo di Montepulciano DOC
"Occhio di Pernice"

- Uve: Prugnolo Gentile.
- Maturazione: in caratelli per 10 anni.
- Affinamento in bottiglia: 6 mesi.
- Gradazione alcolica: 15% vol.
- Temperatura di servizio: 16°C.
- Formato in litri: 0,375.
- Confezione: cassetta di legno da 3 bottiglie.

Caratteristiche organolettiche: di colore ambrato carico, al naso si offre ricco e concentrato, con profumi di confetture di amarena e di prugna e canditi di frutta rossa; in bocca è pieno, quasi cremoso, armonico, complesso, unico, di lunghissima persistenza.

Abbinamenti: vino da meditazione; si escludono abbinamenti a cibi ed è consigliabile servirlo in piccole quantità, ma in grandi bicchieri.

Ma da dove deriva il nome “Vin Santo”?

L’etimologia del termine è dubbia, e si presta a numerose ipotesi. La prima è che il nome derivi dall’uso di questo vino durante le celebrazioni liturgiche, che venne infatti utilizzato sin dall’epoca bizantina come vino da messa. Sempre legata alla tradizione cristiana è la spiegazione che vuole che la pigiatura delle uve avvenisse durante la Settimana Santa, come avviene ad esempio nel caso del Vin Santo prodotto in Trentino, e da qui derivi la “santità” del vino stesso. Ma un riferimento alla “santità” cristiana suggerisce anche che un prodotto così prezioso e raro come il Vin Santo venisse valorizzato dall’utilizzo del termine – appunto – “ Santo”.

Ma non è finita qui: seguendo un filo conduttore che porta alla Grecia, si ritiene che il nome “Santo” derivi dal vocabolo greco “Xantos”, che significa “giallo”: un chiaro rimando, dunque, al bel colore giallo ambrato dei questo vino. Sempre rimanendo in Grecia, alcuni studiosi ritengono addirittura che il temine “Santo” derivi dall’isola greca di Santorini. Su quest’isola dell’Egeo, infatti, si produceva fin dai tempi antichi un vino dolce e liquoroso detto “vino di Xanto”. I mercanti Veneziani, per secoli, commerciarono diffusamente questo vino anche in Italia, dove il termine fu in seguito utilizzato per identificare i vini simili (“Vin Santi”) prodotti nella nostra penisola. Questa versione è confermata da Piero Bargellini, autorevolissima fonte storica ed autore della “Splendida Storia di Firenze”, che riporta questo interessante aneddoto: “…nell’inverno del 1439 si tenne a Firenze un importante Concilio per tentare l’unificazione della Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Durante il Concilio si tennero anche alcuni banchetti, e uno venne tenuto al termine dei lavori, in segno di raggiunta concordia. Alla fine del simposio fu servito un vino squisito, di produzione locale, fatto con uva bianca appassita. Un vino che, allora, veniva detto “Vin Pretto”. Ma quando il grande e solenne Bessarione, luminare dei padri greci, lo ebbe portato alle labbra questo esclamò: “È vino di Xantos!”, alludendo al vino della celebre isola greca. I partecipanti cedettero invece ch’egli avesse trovato in quel vino tali virtù da proclamarlo “santo”. E col nome di Vin Santo da allora rimase, e rimarrà ancora chissà per quanto tempo.”.

Probabilmente non si arriverà mai a sciogliere i dubbi riguardo all’etimologia del termine “Vin Santo”, che probabilmente deriva in un certo modo da nessuna, e al contempo da tutte, le spiegazioni proposte. Ciò che è sicuro è, invece, l’apprezzamento che questo vino raccoglie in ogni angolo del mondo!

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